Tepui – Un’esplorazione infinita
di Antonio De Vivo
Dopo tre secoli di esplorazioni la regione della Gran Sabana è ancora in gran parte sconosciuta, a dimostrazione delle incredibili caratteristiche ambientali che hanno fino ad ora protetto e tuttora proteggono questo sperduto angolo della terra.
La montagna più famosa della regione, I’Auyan tepui, o montagna dell’inferno, in lingua Arekuni (da Aiyàn = inferno e tepui = montagna), appare per la prima volta in una carta geografica del 1771, stilata dal frate cappuccino Carlos de Barcelona. Passerà più di un secolo, però, prima che inizi una vera storia esplorativa dell’Auyan tepui e della zona della Gran Sabana. Nel 1910 un ufficiale in pensione della marina venezuelana, il tenente Ernesto Sanchez La Cruz, visita quello che oggi conosciamo come Salto Angel e disegna una carta schematica della zona.
Nel 1927, Felix Cardona Puig, capitano della Marina spagnola ed esperto topografo, e Juan Maria Mundò Freixas, organizzano una spedizione con l’intento di scalare la parete nord-orientale della montagna, ma riescono solo a tracciare una visione più chiara delle zone adiacenti, tra cui anche il Salto Angel, che gli indigeni chiamano Kerapakupai-meru (kerapakupai=fino al luogo più profondo), o Parekupa-meru o Parekupa-venà (parekupa=luogo d’acqua più profondo, meru=cascata), cioè la cascata più alta.
Il nome “Salto Angel” è legato invece al pilota statunitense James (Jimmy) Crawford Angel. Nel 1921 Angel incontra in un locale panamense il geologo ed esploratore J.R. Mc Cracken, originario dell’Alaska. Durante I’incontro Mc Cracken racconta ad Angel di una montagna in Sudamerica con un fiume contenente ingenti quantità d’oro.
Angel gli dice di essere disposto a portarcelo con il suo aereo per tremila dollari (una cifra astronomica per quei tempi) e inaspettatamente Mc Cracken accetta. Seguendo le indicazioni del geologo, i due atterrano in una zona remota; qui Mc Cracken recupera un sacco d’oro, poi i due ripartono alla volta di Ciudad Bolivar.
È questo l’inizio di una serie interminabile di tentativi, da parte di Angel, di ritrovare questo luogo da favola. Convinto che si tratti dell’Auyan tepui, continua a sorvolare la montagna dell’inferno in compagnia di persone sempre diverse, tra cui la moglie, inimicandosi perfino le autorità venezuelane, data la sua scarsa propensione a chiedere permessi di volo.
Il 25 marzo del 1930 il suo Cessna entra nel canyon del diablo, e Angel scopre così “una cascata d’acqua che per poco non mi fa perdere il controllo dell’aereo … la cascata veniva dal cielo”. Poiché Angel trova difficoltà ad atterrare sopra I’Auyan tepui, organizza nel 1936 una ascensione allo stesso assieme al capitano Cardona Puig e al geologo Gustavo Henry. La cima viene infine raggiunta all’inizio del ’37 da questi ultimi. Subito dopo Angel organizza un nuovo tentativo di atterraggio sulla cima del tepuy, accompagnato da sua moglie Marie Sanders, Gustavo Henry e Joe Meacham, proprietario di un night club in Arizona. Atterrando sulla cima nel novembre del ’37 l’aereo, un Flamingo chiamato “Rio Caron”, finisce in un terreno paludoso (il 90% della superficie dell’Auyan tepui è rappresentato da terreni paludosi) per cui viene abbandonato sul posto. Gustavo Henry, che conosce la zona meglio dei compagni, conduce il gruppo fino a Kamarata in 11 giorni di difficile marcia attraverso l’altopiano.
Tra il novembre del ’37 e il marzo del ’38 William H. Phelps organizza una grossa spedizione scientifica del Museo Americano di Storia Naturale, guidata dal professor Tate, che raccoglie un’infinità di dati sulla flora e sulla fauna della montagna dell’inferno. Da questo momento inizia lo studio organico e scientifico di questo e degli altri tepuy della Gran Sabana.
Ed è proprio un italiano, il valtellinese geologo e avventuriero Alfonso Vinci, che nel dicembre del 1946 esplora insieme a Felix Cardona la prima grotta sulla montagna, vicenda che racconta nel bellissimo libro “Diamanti”. Si trattò di un’esplorazione accidentale, nel tentativo di trovare un passaggio che permettesse l’accesso diretto dalle pareti meridionali del massiccio all’altopiano. Tale grotta non è mai più stata ritrovata e attende ancora un’esplorazione completa.