Nell’immediato entroterra della Calabria settentrionale tirrenica, alle falde della cosiddetta Montea (1785 metri s.l.m.), si origina il fiume Esaro, affluente del più importante Coscile. A poca distanza dalle sue sorgenti, nei pressi del centro abitato di Sant’Agata di Esaro, esistono cavità carsiche eccezionalmente ricche di minerali ferrosi e ramiferi. Ricerche speleo-archeologiche iniziate nel 1997 hanno appurato lo sfruttamento di tali risorse minerarie sin da età preistorica e contraddistinguono i siti sotterranei del luogo come grotte-miniere tra le più antiche d’Europa.
di Felice Larocca e Francesco Breglia – articolo completo sulla rivista
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Impronte di colpi inferti su tenero idrossido ferroso, dovute probabilmente ad un piccone ricavato da un palco di cervo (si riconoscono in negativo le creste e le gole tipiche della conformazione esterna dei palchi di cervidi)
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La goethite è il minerale più rappresentato nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro. Si tratta di un idrossido di ferro che colma con ricchi filoni le fratture della roccia calcarea attraverso cui si sono formate le grotte. Il suo colore giallo intenso è caratteristico
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I vuoti sotterranei della parte medio-terminale di Grotta del Tesauro sono di natura completamente artificiale, dovuti ad intense attività estrattive di epoca post-medievale. Tali lavori hanno stravolto completamente l’aspetto originario della cavità
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Veduta del campo allestito davanti a Grotta del Tesauro in occasione degli scavi archeologici. Le ricerche hanno messo in evidenza l’esistenza di rapporti stringenti, in termini crono-culturali, con la vicina Grotta della Monaca
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Veduta dell’ambiente iniziale di Grotta del Tesauro prima che vi iniziassero gli scavi archeologici. Il deposito terroso osservabile al suolo è stato in seguito completamente rimosso, confermando la presenza di millenarie frequentazioni umane
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Le cavità sotterranee del territorio devono il loro interesse sia alla funzione mineraria sia a quella sepolcrale svolta in passato. A Grotta della Monaca approfondimenti laterali lungo parete accolsero le spoglie di decine di defunti attorno a 3.500 anni fa
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Associazione di malachite e azzurrite, due carbonati di rame molto frequenti nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro. Il cromatismo appariscente di queste mineralizzazioni è senz’altro all’origine del loro originario sfruttamento da parte dell’uomo
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Uno dei tanti utensili scanalati in pietra scoperti a Grotta della Monaca (attestati ugualmente anche a Grotta del Tesauro). Questi utensili, provvisti di un manico vegetale, rappresentano una sorta di fossile guida per il riconoscimento di remote attività minerarie
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Nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro la prova più evidente della sovrapposizione di attività minerarie recenti a quelle preistoriche è offerta dalle impronte di picconate metalliche. Queste ultime rimandano, in base ai dati oggi disponibili, ad un periodo collocabile tra Seicento e Settecento
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I muretti a secco sono una peculiarità di Grotta della Monaca e risalgono sia ad età preistorica che ad epoche più vicine a noi. Essi erano eretti dai minatori allo scopo di smaltire ordinatamente detriti e scarti di lavorazione
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Il giacimento archeologico più profondo di Grotta della Monaca è attualmente protetto da un possente muro con grata metallica. Quest’ultima, dotata di maglie larghe, assicura il libero passaggio ad una nutrita colonia di chirotteri che staziona nella cavità
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Un momento degli scavi archeologici effettuati a ridosso dell’ingresso di Grotta della Monaca. Qui gli studiosi hanno scoperto testimonianze che richiamano la presenza dell’uomo nel corso degli ultimi 20.000 anni
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Le sorgenti del fiume Esaro nei pressi del valico montano noto come Passo dello Scalone (740 metri s.l.m.). L’Esaro, a monte del centro abitato di Sant’Agata, scorre in una natura incontaminata e a tratti selvaggia
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L’ingresso di Grotta della Monaca, situato alla base di un picco roccioso che domina l’alta valle del fiume Esaro. La cavità possiede un imbocco enorme, ben visibile da larga parte del territorio circostante
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I carbonati di rame spesso risultano presenti sulle superfici e all’interno dei depositi ferrosi. Trovare i minerali cupriferi dentro le masse ferrose, generalmente piuttosto tenere, facilitava l’approvvigionamento della preziosa malachite e azzurrite