Albania – Tra le (R)Rughe albanesi. Racconti di esplorazioni condivise
Per 4 giorni consecutivi del campo Shtares 2018 Alessandro Severini del Gruppo Grotte Grottaglie e Susy Crespo del Gruppo Speleologico Lunense con dedizione aprono 200 m di via per arrivare a 80 m dal suolo e raggiungere un grosso buco in parete individuato l’anno precedente. Il buco si rivela l’ingresso della Grotta delle Rondini, una cavità attualmente ancora in esplorazione.
di Claudio Pastore, michele Pastore, Michele Marraffa, Alessandro Marraffa, Roberto Romano, Susana Crespo, Ivano Fabbri, Tommaso Santagata – Articolo completo sulla rivista
Alle radici di un progetto di ricerca
Le spedizioni citate nell’articolo hanno fatto tesoro anche di precedenti esperienze in terra albanese. In particolare è risultata fondamentale l’amicizia con il faentino Ivano Fabbri che nel breve testo che segue spiega come è nato il suo interesse speleologico per la zona.
“Nella sede del GSFa era abitudine lasciare le riviste dei gruppi di tutta Italia sul tavolo per almeno una settimana. Fu proprio consultando il bollettino dei Triestini che venni a conoscenza delle Alpi Albanesi, il racconto descriveva la bellezza della zona carsica e le difficoltà incontrate lungo la strada nel raggiungere i villaggi in quota. Curraj i Eperm, Qerec Mulaj, Bajram Curri, Fierze, lago Koman, tutti nomi mai sentiti pronunciare prima di quella sera e mi fecero immaginare la possibilità di organizzare un viaggio proprio lì. Tra il ‘95 e il 2000 stringemmo un rapporto di amicizia con due persone molto importanti, il Prof. Perikli Qiriazi e il Prof. Boris Strati, ma, nonostante questo, i problemi di sicurezza furono parecchi tant’è che nel 2000 rientrammo in Italia dopo 72 ore. Fu lo stesso Boris a raccomandarsi invitandoci a ritornare non appena le condizioni politiche e sociali sarebbero state più favorevoli. Trascorsero gli anni, e un giorno di aprile 2009 ricevetti una telefonata che mi informava che il Nord poteva ospitarci senza grossi problemi. Dopo appena un mese ci trovammo finalmente nella piazza di Tropojë. Trovammo ad attenderci il nostro prezioso interprete Etmond (Mondi) Cauli, due muli e 5 ore di marcia per arrivare a Curraj, dove la prima persona che incontrammo fu Martini Prebibaj. A lui chiedemmo informazioni sulla presenza di grotte nei pressi del villaggio, ci rispose che non aveva tempo da dedicarci. Dopo appena 10 minuti cambiò idea restando con noi per tutti questi anni. L’ultimo giorno scoprimmo la Shpella Mark. Il suo ingresso ce lo segnalò l’anziano Mark, pastore che da giovane andava a scaldarsi le mani davanti a uno dei diversi buchi soffianti. Tornammo altre tre volte a Curraj i Eperm lavorando con i triestini e gli sloveni.”