Editoriale: Il nostro patrimonio di libri e di persone
La Biblioteca Anelli è un patrimonio immenso e inalienabile che già nel 2007 fu valutato da un perito librario € 601.000,00 e permise così alla SSI di ottenere la personalità giuridica, onde fornire garanzie e certezza del diritto ai terzi.
Poi sono arrivate altre donazioni, nuovi volumi acquistati o ricevuti con gli scambi che il nostro bibliotecario, Michele Sivelli, ha saputo gestire allacciando rapporti di stima e di amicizia con altre realtà non solo europee. Oggi abbiamo arricchito il nostro patrimonio con una donazione molto importante: Arrigo Cigna ha regalato tutto il suo archivio documentale di argomento speleologico alla SSI, di cui è stato presidente per tre mandati, dal 1970 al 1978. Al Congresso Internazionale UIS di Le Bourget du Lac del 2021 è stato festeggiato dal consesso mondiale della speleologia come uno dei padri della nostra confraternita in quanto ne è stato presidente per due mandati, dal 1973 al 1981. Per i pochi che non lo conoscono, Arrigo è un fisico che ha cominciato la sua carriera lavorativa mettendo su il Laboratorio Radioattività Ambientale presso il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN) della Casaccia a Roma. Successivamente ha progettato il Centro Ricerche Marine dell’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA), in un forte dismesso dalla marina a Lerici, che poi ha diretto fino all’andata in pensione. E qui mi fermo.
È del 2018 un suo accorato appello: “In particolare possiamo vedere come i periodi più brillanti della nostra Società sono stati quelli in cui, accanto all’attività esplorativa, quella scientifica aveva un ruolo importante. È proprio per questo motivo che vorrei vedere una partecipazione attiva alla vita della SSI da parte di speleologi che possano contribuire in questo senso sia come esploratori sia come ricer catori.” Ed è questo che il Consiglio vuole sostenere, finanziando progetti di ricerca.
Il 5×1000 è già stato destinato nel 2021 e nel 2022 a progetti presentati al concorso indetto. Anche per il 2023 la nostra Società ha destinato il contributo ricevuto a un progetto che riguarda i monitoraggi ambientali in cavità naturali e/o artificiali italiane. Ma non solo. Il Fondo Badino aspetta di essere devoluto a chi si attiverà in nuovi progetti.
Ma ritorniamo al felice connubio tra scienza e speleologia.
Arrigo Cigna ha donato alla Biblioteca Anelli 115 scatole di libri, estratti e fascicoli di riviste relative alla speleologia di tutto il mondo, 130 stampe antiche di grotte, una vastissima collezione
di buste “primo giorno” e francobolli a tema speleologico, spille, vetrofanie e oggetti vari, tutto di argomento speleologico.
Settant’anni di attività dedicati alla fisica e anche alla speleologia.
La sua figura di fisico e speleologo si accomuna a quella di un altro grande fisico e speleologo, con cui Arrigo ha anche condiviso esplorazioni e ricerche. Al Congresso di Narni ho ascoltato
con interesse una presentazione su Giuseppe Paolo Stanislao Occhialini, detto Beppo, da parte di Filippo Martelli, della Fondazione Occhialini, e di Roberto Tronconi e Franco Utili.
Questo personaggio è straordinario: fisico da Premio Nobel e speleologo da grandi esplorazioni. La sua vita è costellata di continui spostamenti per studi e ricerche in Italia, in Inghilterra, in Brasile, in Belgio, in Bolivia. Un satellite per lo studio dei raggi gamma porta il suo soprannome: “Beppo”. Gli è stato anche dedicato un asteroide: “20081 Occhialini”. È stato emesso un francobollo in suo onore da parte delle poste della Serbia. Non gli è stato assegnato il Premio Nobel per la fisica per ben due volte, per sole ragioni politiche (un esplicito veto della Fondazione Nobel).
Poi l’Occhialini speleologo. Nato nel 1907, negli anni Trenta era già iscritto al Gruppo Speleologico del CAI di Firenze. Partecipò alle prime esplorazioni dell’Abisso Revel, dell’Antro del
Corchia, raggiungendo profondità che allora erano considerate le maggiori al mondo. Il suo nome è legato anche alla Pierre Saint Martin in quanto ne scoprì l’ingresso insieme a Georges
Lépineux. Poi nel 1952 la discesa e la tragedia.
Dopo 96 ore di grotta Marcel Loubens, che è con lui in esplorazione, decide di risalire perché esausto ma il cavo del verricello che doveva portarlo fuori (il pozzo iniziale misura 346 metri) si trancia e Marcel precipita. Beppo con Tazief e Labeyrie, due speleologi francesi impegnati a filmare l’impresa, lo spostano dalla verticale, ma è già in coma e non si riprenderà più.
Speleologia e scienza, personaggi incredibili, un binomio inscindibile. La ricerca scientifica deve essere sempre presente nella mente dell’esploratore e alla SSI spetta il compito di incoraggiarla e, perché no, finanziarla.